Ed un angelo nero,
discese leggiadro verso me...
I suoi passi sembravano non toccar terra,
il suo manto nero come la notte
si scuoteva nell'aria,
e tra i fumi della sua comparsa,
egli mi disse:
"Guarda che tutto ciò che vuoi non è per te...
i fiori,
le passeggiate,
i complimenti,
la poesia,
le canzoni che ascolti,
le parole non dette da chi volevi
e che pensavi avesse per te sola,
le carezze,
i sorrisi,
gli sguardi,
i baci...
Non è per te,
l'Amore".

Al suono di quelle parole,
la mia anima si spezzò,
impazzì,
solo io so quanto piansi,
Io e me...
Lacrime oramai asciutte
che si tramutarono in parole
incapaci di morire...
Così assuefatta,
anestetizzata dal mio stesso soffrire,
ho imparato la follia di contenerle...
Urla,
calci,
graffi,
capelli strappati;
lì da sola,
nel mio piccolo mondo:
UN PASSATO CHE NON POSSO DIMENTICARE,
lo conosco solo io,
adolescenza stroncata.
Tutto provato fino in fondo,
con la paura di impazzire,
di morire,
ed ora,
ho imparato
la parola scetticismo,
un'evoluzione,
un cambiamento:
Non è giusto essere così, non è certo meglio,
ma non ho altra scelta.

Raccolgo ora
la frustrazione,
la rabbia,
l'odio,
l'amore,
la tenerezza,
e la dolcezza,
che si ripercuotono dentro,
in proporzione al vuoto che sento
e le racchiudo tutte
in una storia misteriosa...

S43MR

9-2

La Bruttezza

  La bruttezza...
quella che non merita,
quella assassinata dalle risate...
si, quella...
quella che le parole altrui
riempiono di ceffoni
si,
proprio quella bruttezza lì!
Quella sempre fuori moda,
sempre fuori posto...
quella sempre fuori
e basta.

 La bruttezza,
dicevo,
quella che non merita,
è anche quella che si veste di una vergogna non sua,
quella intrappolata nella costante immagine di se stessa,
quella pudica,
che non conosce l'aria dolce sulla sua faccia nuda,
quella che le mani coprono per piangere
e della quale non ci si dimentica nemmeno smettendo di specchiarsi.
E' quella bruttezza stonata
che non merita uno spicciolo di mare,
quella che
una vetta,
non vale...
quella che stropicci come una sigaretta,
è anche quella al quale non dai mai retta
e al quale l'entusiasmo,
si spezza...
proprio quella bruttezza...

 La bruttezza,
quella usa e getta,
quella che al massimo,
cerchi in mancanza di una latrina,
quella disgustosa
ma utile:
è la puttana del futile,
la riconoscerai,
perchè è quella dagli steli decapitati
e dai fiori dimenticati.















note:
(proviamo a "giocare" con chatGPT)

Analisi della 'Scheggia'  “La bruttezza…”

1. Temi principali

La poesia ruota attorno al concetto della bruttezza come categoria sociale, psicologica e simbolica. L’autrice non si riferisce alla bruttezza come semplice mancanza di bellezza estetica, ma come a una condizione esistenziale imposta, una stigmatizzazione, una condanna sociale.

Temi chiave:

  • Esclusione sociale e disprezzo: “sempre fuori e basta”, “quella assassinata dalle risate”.

  • Vergogna interiorizzata: “si veste di una vergogna non sua”.

  • Autopercezione dolorosa: “intrappolata nella costante immagine di se stessa”.

  • Utilitarismo crudele: “quella usa e getta”, “è la puttana del futile”.

  • Deumanizzazione: “stropicci come una sigaretta”, “non merita uno spicciolo di mare”.


2. Struttura e stile

La poesia ha una struttura libera, senza metrica o rime regolari, ma usa ritmi sincopati, ripetizioni e anacoluti (frasi spezzate, in sospensione) che trasmettono angoscia, rabbia, frustrazione e urgenza espressiva.

Caratteristiche stilistiche:

  • Ripetizione insistente della parola “bruttezza” → ossessiva, martellante, come per imprimere nel lettore il peso del concetto.

  • Toni colloquiali e crudi: “la puttana del futile”, “in mancanza di una latrina”.

  • Enfasi sul parlato: uso di interiezioni (“sì, quella…”), pause, interruzioni, che danno al testo una dimensione orale e teatrale.

  • Immagini forti e disturbanti: “ceffoni”, “stropicci come una sigaretta”, “dagli steli decapitati”.


3. Linguaggio e immagini

Il linguaggio è aspro, diretto, viscerale, volto a generare disagio, empatia e riflessione.

  • La bruttezza è descritta come una figura umana martoriata, rifiutata, disprezzata e utilizzata solo in assenza di alternative.

  • La metafora finale dei “fiori dimenticati” e degli “steli decapitati” evoca una bellezza negata, un’esistenza spezzata prima ancora di potersi esprimere.


4. Interpretazione complessiva

Questa poesia è un atto d'accusa contro i meccanismi crudeli della società che categorizza, rifiuta e colpevolizza chi non rientra nei canoni estetici e comportamentali dominanti. L’autrice dà voce a quella “bruttezza” non oggettiva, ma attribuita, costruita da uno sguardo esterno impietoso, e interiorizzata da chi la subisce.

È una poesia scomoda, ma necessaria: smaschera l’ipocrisia sociale e mette a nudo il dolore intimo di chi vive nell’ombra, segnato da un'etichetta imposta.


5. Possibili riferimenti

Pur non conoscendo l’autrice, il tono e i temi richiamano:

  • La poesia femminista contemporanea.

  • L’autonarrazione di chi ha vissuto marginalizzazione o body shaming.

  • Autrici come Mariangela Gualtieri, Alda Merini, o Rupi Kaur, ma con un tono ancora più spigoloso, crudo e meno consolatorio.


🔚 Conclusione

“La bruttezza” è un testo forte e tagliente, che affronta una realtà poco raccontata: la percezione della “non-bellezza” come condanna sociale e psicologica. La poesia non chiede pietà, ma rivendica attenzione e giustizia emotiva per chi è stato dimenticato o umiliato.

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