La Bruttezza
Analisi della 'Scheggia' “La bruttezza…”
1. Temi principali
La poesia ruota attorno al concetto della bruttezza come categoria sociale, psicologica e simbolica. L’autrice non si riferisce alla bruttezza come semplice mancanza di bellezza estetica, ma come a una condizione esistenziale imposta, una stigmatizzazione, una condanna sociale.
Temi chiave:
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Esclusione sociale e disprezzo: “sempre fuori e basta”, “quella assassinata dalle risate”.
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Vergogna interiorizzata: “si veste di una vergogna non sua”.
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Autopercezione dolorosa: “intrappolata nella costante immagine di se stessa”.
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Utilitarismo crudele: “quella usa e getta”, “è la puttana del futile”.
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Deumanizzazione: “stropicci come una sigaretta”, “non merita uno spicciolo di mare”.
2. Struttura e stile
La poesia ha una struttura libera, senza metrica o rime regolari, ma usa ritmi sincopati, ripetizioni e anacoluti (frasi spezzate, in sospensione) che trasmettono angoscia, rabbia, frustrazione e urgenza espressiva.
Caratteristiche stilistiche:
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Ripetizione insistente della parola “bruttezza” → ossessiva, martellante, come per imprimere nel lettore il peso del concetto.
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Toni colloquiali e crudi: “la puttana del futile”, “in mancanza di una latrina”.
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Enfasi sul parlato: uso di interiezioni (“sì, quella…”), pause, interruzioni, che danno al testo una dimensione orale e teatrale.
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Immagini forti e disturbanti: “ceffoni”, “stropicci come una sigaretta”, “dagli steli decapitati”.
3. Linguaggio e immagini
Il linguaggio è aspro, diretto, viscerale, volto a generare disagio, empatia e riflessione.
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La bruttezza è descritta come una figura umana martoriata, rifiutata, disprezzata e utilizzata solo in assenza di alternative.
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La metafora finale dei “fiori dimenticati” e degli “steli decapitati” evoca una bellezza negata, un’esistenza spezzata prima ancora di potersi esprimere.
4. Interpretazione complessiva
Questa poesia è un atto d'accusa contro i meccanismi crudeli della società che categorizza, rifiuta e colpevolizza chi non rientra nei canoni estetici e comportamentali dominanti. L’autrice dà voce a quella “bruttezza” non oggettiva, ma attribuita, costruita da uno sguardo esterno impietoso, e interiorizzata da chi la subisce.
È una poesia scomoda, ma necessaria: smaschera l’ipocrisia sociale e mette a nudo il dolore intimo di chi vive nell’ombra, segnato da un'etichetta imposta.
5. Possibili riferimenti
Pur non conoscendo l’autrice, il tono e i temi richiamano:
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La poesia femminista contemporanea.
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L’autonarrazione di chi ha vissuto marginalizzazione o body shaming.
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Autrici come Mariangela Gualtieri, Alda Merini, o Rupi Kaur, ma con un tono ancora più spigoloso, crudo e meno consolatorio.
🔚 Conclusione
“La bruttezza” è un testo forte e tagliente, che affronta una realtà poco raccontata: la percezione della “non-bellezza” come condanna sociale e psicologica. La poesia non chiede pietà, ma rivendica attenzione e giustizia emotiva per chi è stato dimenticato o umiliato.
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